Lidia è seduta in un pub con il suo amico Gino e, a volte, tra un mojito e un pettegolezzo, succede che riescano ad affrontare anche qualche argomento serio:
– Era l’estate del 1993 quando durante un soggiorno a Stintino a casa di un’amica, mi venne presentato il responsabile di una società di ricerca.
Parlammo della mia tesi di laurea sul riciclaggio delle lattine di alluminio che stava per essere ultimata e mi propose uno di quei lavori perfetti per una studentessa; flessibile, autonomo ed esercitabile nella modalità che un giorno verrà chiamata da tutto il mondo smart working, più allora banalmente definito “da casa” che per me significava tuta, ciabatte e capelli legati: quanto di meglio potessi desiderare!
Si trattava di interviste telefoniche sul mio territorio: una ricerca di mercato sullo smaltimento dei rifiuti domestici da parte dei cittadini-
– Sai quante parolacce che ti sarai presa!-
– Sì, ma anche un po’ di soldi purché l’intervista venisse ultimata, condizione essenziale per il pagamento. È questo il motivo per cui ancora oggi, dopo decenni, riesco a liquidare in pochi secondi qualsiasi tipo di centralinista, ma non chi mi chiede di farmi qualche domanda per un’indagine di mercato: reprimo l’istinto, deglutisco, ripenso ai miei vent’anni quando quelle lire racchiudevano insieme al loro valore intrinseco anche la soddisfazione di averle guadagnate, verbo fino ad allora a me sconosciuto, e dopo aver dato il mio assenso rispondo pazientemente fino all’ultima domanda-
– Wow, sei una delle poche che ha scolpito nella mente la meravigliosa frase di Antoine de Saint-Exupéry “tutti gli adulti sono stati bambini” e che cerca di tradurla in atteggiamenti positivi verso le nuove generazioni-
– Sì e me ne vanto… Ovviamente con le inevitabili eccezioni nel mio ruolo genitoriale, dove ho evidenti conflitti di interesse… – gli dice scoppiando a ridere al pensiero delle urla rivolte al figlio rientrato tardi la sera prima. Tornando all’intervista: erano gli anni in cui nelle città di provincia la raccolta differenziata aveva appena iniziato a fare capolino; le persone guardavano con scetticismo le campane per il vetro, per l’alluminio e la carta e correva voce che fosse tutta una buffonata: c’era il sospetto che venisse poi buttato tutto insieme nella discarica. Insomma un gioco sadico del comune che si divertiva a vedere i cittadini impazzire davanti ai cassonetti, come bambini davanti alle diverse forme da infilare negli alloggiamenti giusti del loro gioco didattico-
– Magari all’epoca avevano anche ragione… –
– Eh no! Ho fatto una tesi sperimentale sul riciclaggio delle lattine di alluminio: ho visto i numeri!- controbatte con piglio Lidia – Comunque, lo sai dove troviamo la prima testimonianza di raccolta differenziata nella storia? Non ci crederai: nella Napoli borbonica, quando i commercianti furono invitati a tenere in ordine e puliti gli spazi antistanti le loro botteghe ordinando la separazione del vetro dagli altri rifiuti-
– In effetti, il concetto di rifiuto è stato per secoli legato a problemi sanitari o di decoro urbano. Poi, dopo il boom economico, la diffusione della plastica, l’usa e getta, il monoporzione, si sono iniziate a diffondere foto di mari con distese di bottiglie e oggetti galleggianti, ventri di balene imbottiti di sacchetti, tartarughe agonizzanti impigliate in fili di plastica, cernie giganti contenenti lattine di alluminio e gabbiani neri di petrolio impantanati in melme tossiche e velenose. I disastri ecologici hanno fatto toccare con mano che non era possibile rimanere inermi e così la sensibilità verso l’ambiente ha iniziato a crescere e con essa la raccolta differenziata è entrata più o meno spontaneamente nelle case degli italiani-
– Sai che io non riesco più a sopportare la vista di una bottiglia di vetro o plastica gettata “a caso” nell’indifferenziata? Gettare il rifiuto vuol dire anche gettare l’energia che è stata impiegata per produrlo e che riciclandolo è possibile invece “recuperare”. Un concetto semplice, quello dell’ economia circolare, che fino a qualche anno fa non era assolutamente scontato e per il quale oggi invece siamo addirittura sul podio europeo al secondo posto dopo la Germania-
– L’Italia seconda in Europa! Sembra incredibile, ma spesso la percezione che abbiamo di noi stessi è peggiore della realtà: una sorte di “sindrome di Calimero” che purtroppo non riusciamo a volte a scrollarci di dosso. Il processo di transizione energetica su cui molti fondi di investimento si stanno focalizzando è in pieno divenire e ha potenzialità immense. La situazione è talmente critica che orami tutto il mondo si è mobilitato con programmi politici ed economici volti a gestire l’emergenza del pianeta. Tra questi in Europa abbiamo il Green Deal , il cui obiettivo è raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, attraverso la decarbonizzazione.
La finanza ha messo in campo tutte le strategie per poter selezionare le società su cui investire purché rispettino i parametri di sostenibilità Esg e cioè di rispetto dell’ambiente, del sociale e di buon governo dell’azienda. E questi fondi sono quelli che in tutte le fasi di mercato hanno reagito spesso meglio in termini di rendimento, a dimostrazione che la performance non è un accessorio in un fondo sostenibile! Io credo che siamo sulla buona strada soprattutto con le nuove generazioni…-
Lidia scoppia a ridere e Gino resta a guardarla in attesa di una spiegazione:
– Scusami, rido perché mi sono appena venute in mente le parole di una signora anziana che intervistai all’epoca, la quale alla domanda “Quali tipi di rifiuti riesce a differenziare più facilmente?”, candida, mi rispose: “ Io “assotterro” tutto!”. Alla faccia dell’attuale 62% in Italia di raccolta differenziata! –
– Immagino che l’intervista si chiuse lì?-
– Ovvio…-
– E quindi zero lire-
– Zero lire!-
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