TRA UNA MISSIONE E L’ALTRA PAC, PIC E PIP

Piera, Simona e Flavia stanno chiacchierando nel cortile della scuola… non hanno 16 anni e non stanno facendo la ricreazione tra una materia e l’altra: sono in  pausa caffè in una scuola di scrittura, un percorso che le ha portate a condividere, attraverso la finzione dei racconti scritti, il loro passato, i loro dolori, le loro infanzie travagliate. Così, in pochi mesi, pur non sapendo nulla delle loro rispettive vite e abitudini, sono riuscite a  conoscere la parte più intima l’una dell’altra, quella parte che forse non ha neanche un nome e non è quindi definibile.
Piera è un’operatrice umanitaria e vive  a Milano, Simona insegna fisica a NY e vive a Londra, Flavia è di Siena ed è una consulente finanziaria.
Vite, età e professioni diverse di cui raramente parlano.

 Piera però oggi sta raccontando la sua ultima missione in Ghana, come passava le giornate, la difficoltà a reperire i libri da leggere nei momenti di pausa e le difficoltà di alcuni momenti. Ancora una volta alle sue amiche viene in mente una sola parola: coraggio! Ma sanno bene che lei non la sopporta e che non gliela si può nominare anche se non hanno ancora capito il perché la infastidisca tanto.
Flavia ascolta e si sente distante da quella vita così diversa dalla sua. Lei che nel suo lavoro gestisce il denaro delle persone, investendolo e pianificando non ha mai parlato della sua professione e quasi teme che Piera possa far fatica a capirla dal suo mondo lontano; poi a un certo punto dopo essersi distratta a parlare con un’altra compagna di corso, la sente rivolgersi a Simona:
– Ma come non hai un fondo pensione, alla tua età! Io l’ho sottoscritto 8 anni fa, anzi veramente avevo un PIP che ho poi trasferito in un fondo pensione, ho anche attivato un PAC in cui verso ogni mese 300 euro e ho investito il mio piccolo patrimonio in fondi di investimento

Flavia la guarda stupefatta: mai avrebbe pensato una cosa del genere:

– … ma scusa, tu non sei quella che vive con poco in mezzo al nulla per mesi e mesi? Cosa ne sai tu di piani di accumulo, di investimenti e fondi pensione?-

Piera sbatte i suoi occhi azzurri e trasparenti:

-… perché non sai di cosa mi occupo quando sono in missione… io coordino il personale locale e non, pianifico e gestisco le finanze della missione ottimizzandone le risorse. Vuoi che non faccia una pianificazione per i miei soldi?-

Flavia la guarda perché ha appena ricevuto una lezione su quello che vuol dire “essere prevenuti”, ma non ha neanche il tempo di congratularsi con l’amica che Simona interviene chiedendo:

– Cos’è un piano di accumulo?-

Flavia ha il suo momento di protagonismo:

-Il PAC (piano accumulo di capitale) è una modalità con cui si può investire in un fondo d’investimento. La modalità PIC prevede un versamento unico e eventuali aggiuntivi di tanto in tanto, quella PAC un accumulo programmato e automatizzato. Ad esempio stabilisco che verserò 100 euro al mese per 5 anni. Posso bloccare i versamenti e posso chiedere un rimborso parziale o totale prima della scadenza, anche se la cosa migliore dal punto di vista finanziario è sempre quella di rispettare quanto pianificato-

– Io non ho mai fatto nulla perché ho paura- confessa Simona

– Beh, investire non è facile perché entra in gioco il nostro rapporto con il denaro e la paura di perdere, e quest’ultima provoca in noi una sofferenza pari quasi al doppio della gioia provata per un guadagno. Il PAC è sostanzialmente un modo ordinato e disciplinato per investire che consente di evitare molte trappole mentali e diminuire il rischio-

– Però se il mercato va male e le quotazioni scendono posso perdere…-

– Ci possono essere periodi in cui si dice che aumenta la volatilità e cioè le quotazioni oscillano molto e non è escluso che tu possa perdere in alcuni periodi, ma il PAC sfodera i suoi pregi proprio in quei momenti perché livella tutto, riduce quindi il rischio di market timing e cioè il rischio che si ha acquistando in un’unica soluzione. Poi ci fa restare ancorati al nostro obiettivo attraverso il nostro approccio metodico evitando la trappola mentale dell’emotività che spesso ci spinge a disinvestire quando le quotazioni sono ai minimi e a investire quando sono ai massimi-

– Per me -interviene Piera-l’unica ragione per cui ho attivato un PAC è stata quella di costringermi  a mettere da parte dei soldi che altrimenti avrei speso; poi mi sono accorta che alla fine ho avuto molto di più di quello che ho versato e la cosa non mi è dispiaciuta ovviamente….-

– Beh dovrò sicuramente fare qualcosa anche io…ma i fondi possono fallire?-

dice Simona, la docente di fisica, che a quanto pare impegna tutta la sua razionalità nel lavoro e poca nella sua vita finanziaria 

– No, i fondi non possono fallire, al limite può fallire la società di gestione del risparmio cioè la società che gestisce gli investimenti all’interno del fondo ma i due patrimoni sono separati-

– Comunque PAC, PIC, PIP…mamma mia… ma a proposito qual è la differenza tra PIP e fondo pensione? Non sono la stessa cosa?-

Flavia ormai ha iniziato a prenderci gusto e parte con la sua spiegazione:

– Hanno la stessa funzione ma cambia chi li istituisce e il costo …- poi Piera guarda l’orologio e la interrompe:

– La pausa è finita dobbiamo andare…- e mentre attraversano il cortile il pensiero va all’imminente serata e propone, come fosse una novità:

– Che ne dite se stasera andiamo a mandarci una pizza da Parchiré?-

È un anno che almeno una delle due sere in cui si ritrovano vanno a mangiare la pizza da Parchiré… del resto tra due mesi Piera partirà per l’Afghanistan e ha detto loro che non mangerà pizza per un anno come fanno a non assecondarla?

Foto by daniil-kuzelev

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