UNA SIRENA IN DIFESA DEL MARE

Ilaria è su una spiaggia, intenta a raccattare immondizia… sì, letteralmente, a raccattare immondizia.

Raccoglie, tra la sabbia e gli scogli, qualsiasi tipo di rifiuto.

Si trascina a fatica un bustone ormai pieno di bottiglie di plastica, corde, scatole di polistirolo e pezzi di reti; non disdegna al suo passaggio neanche i mozziconi di sigaretta, che raccoglie uno ad uno.

A prima vista, sembra uno di quei senzatetto che vediamo girovagare per strada, con delle ossessioni compulsive, ma poi la osservi, vedi come si muove, con quale cura libera dagli scogli anche il più piccolo pezzetto di plastica e capisci che ha un suo progetto, un suo obiettivo ben preciso.

Letizia è placidamente sdraiata su un lettino e continua a leggere il suo libro, anche se, in verità, è un po’ distratta da chi, al contrario di lei che si rilassa sotto un ombrellone, si sta dando da fare.

Passano meno di dieci minuti e realizza che non può stare in panciolle mentre qualcuno sta lavorando anche per lei; alza lo sguardo e nota un nugolo di persone, piccoli e grandi, che insieme ad Ilaria, muniti di sacchi neri, contribuiscono alla raccolta.

Ilaria è “contagiosa”: forse il buon esempio, quello che veniva predicato dalle nonne, ha scatenato un effetto a catena e in molti hanno deciso di seguirla in questo suo bizzarro “passatempo”.

Ma chi è Ilaria?

Ilaria è un’ apneista, ha sempre nuotato come fanno tanti bambini, ma poi crescendo ha deciso che lei in acqua non avrebbe respirato più, perché lei si sentiva pesce, si sentiva parte dell’ambiente marino, una sirena.

Alta, elegante, delicata, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che quella ragazza si sarebbe tuffata con quella naturalezza nel profondo del mare, toccando profondità fino ad allora inesplorate.

Dopo anni di gare Letizia ancora le rivolgeva la stessa domanda, senza rassegnarsi:

-Ila, perché lo fai?-

-Perché nell’acqua mi sento bene…è il mio ambiente naturale…-

-Ok, va bene, stacci quanto vuoi, ma perché non vuoi respirare? E’ questo che non capisco…-

-Quando trattieni il respiro dimentichi, piano piano, di averne bisogno e puoi muoverti come un pesce, in tutte le direzioni, sentire che l’acqua che ti circonda ti appartiene: non sei un ospite, è il tuo ambiente, fai parte del mare, sei il mare, acqua nell’acqua-

-Io veramente faccio di tutto per capire queste sensazioni, che sono sicuramente bellissime, ma rischiare la vita per andare a prendere un cartellino e consegnarlo ad un giudice che ti convalida la profondità mi sembra eccessivo..non pensi?-

-Ci sono sfide che vanno affrontate, perché fanno bene a noi stessi anche se possono non avere un senso per il resto del mondo-

Letizia ripensa a quelle conversazioni che erano all’ ordine del giorno. Ilaria è poi passata all’insegnamento, alle esibizioni e all’amore puro per il mare, per l’ acqua come fonte di vita, e appena può lo libera dai “corpi estranei”.

Mentre i ricordi riaffiorano alla mente la raggiunge e lei subito le piazza un sacchetto in mano:

-Stai vedendo quanti rifiuti? E’ un mare malato, ogni anno 8 milioni di tonnellate di plastica… Perché non si riesce a capire che il mare per il nostro Paese ha delle potenzialità enormi? Il mare non è solo spiagge e bagni, il mare dona risorse, occupazione, turismo. Le attività economiche legate al mare potrebbero essere sfruttate meglio, se solo ne avessimo più cura…-

-Sai, Ilaria, ho letto che abbiamo un nuovo alleato: un enzima prodotto da un batterio ghiotto di microplastiche, che contribuisce così al loro degrado-

-Sì, lo so si chiama PETase-

-No, questo è un nuovo enzima ed è stato prodotto da una modifica in laboratorio del PETase; è molto più rapido a decomporre la plastica e la disgregazione è molto più efficace, consentendo di ottenere molecole che possono essere riutilizzate per produrre plastica di ottima qualità, quindi un impiego a livello industriale potrebbe consentire un ottimo riciclo**-

-Mi auguro che possa presto essere impiegato a livello commerciale…perché l’acqua è un bene prezioso e non solo quella del mare…-

-Lo so, il nostro pianeta è ricoperto per il 70% da acqua, ma meno dell’ 1% è potabile. Ci sono circa 750 mil di persone senza acqua potabile secondo L’ONU con conseguente devastanti e mortali dovute anche alla scarsa igiene.
Le piogge a causa dei cambiamenti climatici sono sempre più scarse, ma intense e mal distribuite, la popolazione aumenta e le stime sui consumi d’acqua sono in crescita sia da parte dell’ agricoltura che dell’ industria; si ipotizza che triplicheranno entro il 2050.-

-Se la domanda è destinata a crescere e la risorsa scarseggia ho capito perché perché in finanza viene definita “l’ oro blu”…-

Letizia annuisce:

-Gli impianti idrici in tante metropoli, pensiamo a Londra per esempio, hanno bisogno di rifacimento così come gli acquedotti o le reti idriche praticamente inesistenti nei paesi emergenti. Le società legate al settore dell’acqua sono circa 300.000, ma soltanto 850 sono quotate , le altre sono tutte di piccola o media dimensione e molte di loro si occupano anche di gestione dei rifiuti ed acque reflue e comunque tutte hanno un obiettivo: fornire nuove soluzioni al complesso problema della scarsità dell’acqua-

Ilaria ascolta la sorella, ma in fondo la sua preoccupazione è sempre focalizzata sul come sensibilizzare l’opinione pubblica e preservare la trasparenza dell’acqua.

Letizia la osserva e la incoraggia:

– Per quanto tu sia una persona a cui piacciono le sfide non credo che potrai mai riuscire a risolvere il problema dell’ inquinamento con i tuoi amici di raccolta, ma spero che stia nascendo una nuova sensibilità verso la protezione dell’ambiente e la finanza con i fondi di investimento sostenibili, tra cui anche quelli legati all’ acqua, potrebbe aiutare a far riflettere anche tanti investitori-

-Certamente se ne parla molto; cosa che prima non accadeva. Erano tutti molto concentrati sulla redditività di un investimento senza neanche sapere cosa ci fosse sotto, oggi forse l’ investitore vuole sapere cosa c’è dietro un fondo di investimento e i gestori spesso fanno della ricerca della sostenibilità la base della loro selezione-

Ilaria si interrompe improvvisamente e con piglio deciso le dice:

-Adesso basta chiacchierare, mi stai facendo perdere tempo: o aiuti o torni a leggere sul lettino!-

E sorridendo si china a raccogliere soddisfatta una lunga cima aggrovigliata.

*studio pubblicato di recente sul Journal of Hazardous Materials
**pubblicate sul Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas).

A note to our visitors

This website has updated its privacy policy in compliance with changes to European Union data protection law, for all members globally. We’ve also updated our Privacy Policy to give you more information about your rights and responsibilities with respect to your privacy and personal information. Please read this to review the updates about which cookies we use and what information we collect on our site. By continuing to use this site, you are agreeing to our updated privacy policy.