Paolo è un brav’uomo!
Non c’è dubbio.
Gran lavoratore, marito presente, padre premuroso, nonno affettuoso.
Attento ai dettagli, al benessere dei suoi cari, alla protezione dei suoi affetti.
Lui e la moglie hanno una casa grande e bella con un ampio giardino e diversi pezzi di antiquariato all’interno.
Possiedono poi una casa a Portofino e qualche immobile dato in affitto in modo un po’ poco ortodosso perché è sempre stato così, ci sarebbero da sistemare delle cose al catasto, ma sarebbe una storia lunghissima e poi non ci sono mai stati problemi con gli inquilini, hanno sempre pagato.
Ovviamente sono intestatari di un conto in banca con degli investimenti. Non hanno polizze perché Paolo le ritiene “costose” e poco performanti.
Quando Paolo è stato sensibilizzato sulla sua pianificazione successoria dal suo consulente finanziario, nonostante la sua cultura ed eleganza, l’indole scaramantica partenopea è uscita fuori più di una volta in tutto il suo splendore con ogni sorta di gestualità mal celata.
E con un:
– quando non ci saremo più si metteranno d’accordo tra di loro –
ha sempre liquidato l’argomento, concentrandosi sul rendimento dei suoi investimenti.
Paolo e Francesca a distanza di pochi mesi, in seguito a due malattie incurabili, lasciano per sempre i loro figli poco più che trentenni.
Inizia l’iter della successione: va dichiarato il patrimonio netto oggetto della successione.
La Legge stabilisce per ogni fratello una franchigia di un milione di euro e sull’importo eccedente un’imposta pari al 4% per quanto riguarda conto e fondi finanziari (un’ eventuale polizza sarebbe stata esente in quanto esterna all’ asse ereditario) alla quale va aggiunta un’ imposta ipotecaria del 2% e un’ imposta catastale pari all’1% per i beni immobili (se non costituiscono prima casa). Per quanto riguarda invece gioielli e arredi si presume in modo forfettario che corrispondano al 10% del patrimonio e spesso non conviene nominare un perito per appurarlo.
Ritornando alla situazione di Paolo, per quanto riguarda la liquidità e i vari investimenti la banca, non essendoci testamento, divide tutto al 50% in automatico trasferendo sui loro due conti la parte spettante, ma quando è il momento di valutare la divisione del resto del patrimonio la bella famiglia inizia a scricchiolare.
Iniziano i primi attriti.
–La casa delle vacanze non si vende, piuttosto vendiamo la villa a Roma che è enorme e non serve a nessuno-
–No, la villa a Roma è lo scrigno dei ricordi della mia infanzia, non si vende–
Si valuta poi la vendita dei mini-appartamenti in affitto che scoprono invendibili senza procedure infinite, e in alcuni casi senza soluzione, e poi Giulio, il fratello, non vuole venderli.
Giulio si impunta e non vuole vendere nulla, la sorella Lia lo accusa di essere immaturo ed ottuso.
Dalle prime crepe iniziano le spaccature e le pratiche passano agli avvocati.
Litigano per qualsiasi cosa: l’argenteria, il quadro indivisibile, il divanetto antico… dalla lite si passa al silenzio, che regna ormai tra loro da anni.
Chissà se Paolo e Francesca avrebbero mai potuto immaginare un inferno simile e chissà se avessero mai pensato che la confusione dei loro bei pranzi in famiglia sarebbe diventata un glaciale silenzio…
Eppure sarebbe bastato ascoltare il consiglio del loro consulente finanziario che aveva certamente a cuore l’obiettivo della performance del portafoglio, ma ancor di più la futura serenità della loro famiglia.
Li avrebbe indirizzati verso le soluzioni migliori perché per esperienza sa che spesso mettere d’accordo non è facile.