Oggi per Carolina è una giornata di formazione, quelle dove entri con la luce del giorno ed esci con il buio, in quelle sontuose sale dai nomi altisonanti: Michelangelo, Afrodite, Pinturicchio; dove la temperatura è sempre un dogma, si gela o si muore di caldo, come in aereo.
E’ ostaggio di un oratore insieme ad una platea, tutti rassegnati all’ impotenza di non poter scegliere quando fare una pausa.
Guarda l’orologio, si accorge che non è l’unica a farlo; la “lezione” è molto interessante, ma quando è stato proiettato il programma della giornata, l’orario del coffee break si è incastonato nella memoria e quel momento è ora!
Si solleva un vocio, piccoli movimenti sulle sedie che fanno tornare ai tempi della campanella del liceo quando, dopo il suo suono, ogni parola dell’ insegnante veniva scientemente ignorata.
Finalmente l’agognata pausa arriva e Carolina si avvia con il suo collega Luca nella sala preposta.
-Sai Luca, aspetto il coffee break sempre fiduciosa, ogni volta spero di trovare un buon biscottino o un caffè che abbia un sapore somigliante a quello che prendo di solito, e puntualmente le mie aspettative vengono disattese. Tutto sempre incredibilmente simile, nel gusto, alle altre centinaia di coffee break fatti nei vari hotel delle diverse città… mi sorge il ragionevole sospetto che per i congressi ci sia un unico catering da Cefalù a Cortina-
Luca con il suo occhio scintillante la guarda e le dice:
– Sei sempre molto concentrata sul cibo… dillo che preferiresti un coffee break con salumi e vino rosso….-
E scoppiano a ridere perché sanno che apprezzerebbero entrambi
-A parte le battute, ti sta piacendo?- chiede Carolina -Si molto, anche se ieri ho partecipato ad una conferenza che mi ha entusiasmato di più-
– Di cosa hanno parlato?-
– Investimenti e predisposizione genetica-
– Sei sicuro che sei andato nella sala giusta?-
Gli chiede senza riuscire a trattenere una risata
– Tranquilla, non riguardava il nostro lavoro, ma la mia passione: l’economia. Hanno parlato dei millennials e delle motivazioni per cui non investono-
– E sarebbero?- domanda Carolina
– Non investono perché sicuramente hanno altro a cui pensare, dato il difficile contesto in cui vivono, ma anche per un’ enorme disinformazione. Hanno vissuto diverse crisi finanziarie e lo scoppio della bolla immobiliare del 2007 ha lasciato in loro uno scetticismo verso tutti gli investimenti, con un’ avversione al rischio e all’azionario-
– In effetti manca un’ educazione finanziaria di base e c’è una chiusura alla comprensione. Esiste la convinzione che lasciando i soldi sul conto non si perde e investendoli si. Come puoi convincerli che è il contrario?-
– E’ molto semplice. Ci sono numeri che parlano da soli, sono asettici e obiettivi e tengono conto di un periodo che credo sia sufficiente: quasi un secolo che dimostrano che in 7-10 anni l’ investimento azionario attraverso fondi di investimento diversificati è sempre stato premiante. I millennials non hanno mai conosciuto l’ inflazione e hanno visto solo tassi bassi con basse opportunità di rendimento, esattamente l’ opposto dei loro genitori , i baby boomers, che oltre ad una forte inflazione hanno vissuto rendimenti a due cifre per gli investimenti in titoli di Stato e azionari. Negli anni 80 i patrimoni si moltiplicavano e il ricordo di quell’età dell’ oro condiziona tutt’ oggi le loro aspettative, che restano elevate nonostante il contesto sia stravolto rispetto ad allora- -Va bene, ma se i tassi sono negativi e i titoli di stato hanno un rendimento negativo, come si può pretendere di investire e guadagnare senza rischiare nulla?-
-E’ un concetto difficile da accettare. Il pensiero che il risparmiatore ha sempre avuto nel sottoscrivere un’ obbligazione è: “Io ti presto i miei soldi per un periodo stabilito, tu cosa mi dai in cambio?” La risposta è sempre stata: “Ti restituirò quanto mi hai prestato più un interesse che ti remunererà per il “disturbo””. Questo è il funzionamento di un’ obbligazione che sia emessa da uno Stato (obbligazione governativa) o da una società (obbligazione societaria/corporate). Oggi però la risposta che un risparmiatore riceve in molti casi è un’ altra: “Ti restituirò meno denaro di quanto tu mi hai prestato”-
– Ammetti che è un po’ paradossale?-
– Certo, è una follia! Ma c’ è una ragione dietro a tutto questo: la Banca Centrale Europea (BCE), nel tempo, ha inondato il mercato di liquidità e ha abbassato i tassi al punto che le banche, per lasciare i soldi depositati presso di lei, dovevano pagare. L’ obiettivo era che le banche, piuttosto che fare questo, avrebbero utilizzato la liquidità per finanziare imprese e famiglie, facendo così sarebbero ripartiti i consumi e quindi l’inflazione, favorendo in questo modo la crescita economica. Purtroppo questo è avvenuto solo in parte e il “gioco” non ha funzionato perfettamente, così da lasciare un’ inflazione bassa e una situazione economica precaria-
– Secondo te perché non ha funzionato perfettamente?- Chiede Carolina che intanto continua a mangiare biscotti…
-Perché la situazione è stata percepita come instabile e incerta sia da parte delle aziende, che hanno fatto meno investimenti e chiesto meno prestiti, sia da parte delle banche, che già scottate nel 2008 dall’erogazione di prestiti rimasti impagati, hanno preferito, con il denaro a disposizione, acquistare titoli di stato, con tasso negativo, ma più conveniente del deposito in BCE –
Carolina si versa una miscela di acqua al caffè e cerca di sintetizzare:
– In conclusione tutta questa liquidità sui conti correnti non essendo remunerativa per le banche non ha più il valore di una volta. E quindi, tornando ai millennials,che si può fare?-
– I millennials, in questo contesto, a causa appunto della disinformazione, si chiudono a riccio e non riescono a cogliere le potenzialità di un investimento azionario (ribadisco non con titoli azionari singoli) che invece lo condurrebbe fuori da tutto questo, dandogli la possibilità di accrescere il proprio patrimonio per i prossimi anni-
– Sembra facile… ma come si supera la paura che hanno?…-
-Con la razionalità! Come tutte le emozioni! Lasciando i soldi sul conto si è condannati all’erosione del potere di acquisto dovuto all’ inflazione: 100.000 euro sul conto oggi, con un’ inflazione all’ 1%, tra un anno varranno 99.000. L’ obiettivo della BCE è raggiungere a breve il 2% di inflazione e, quando ci si arriverà, un capitale in 20 anni perderà il 30%.-
– In sintesi: meglio generare un rendimento con un rischio controllato che andare incontro ad una perdita certa!-
– Esattamente- conclude Luca- ed è fondamentale che il mercato finanziario non faccia paura, ma che venga visto come un’opportunità-
– Poi Luca mi spiegherai perché un’ inflazione molto bassa è da evitare…a me sembrerebbe una cosa positiva…-
– No, non lo è, ma adesso rientriamo che la pausa è finita!…Ah comunque portateli due biscottini in aula, se vuoi… e menomale che non ti piacevano! – le dice ridendo.