Piergiorgio abbassa il finestrino della macchina, si affaccia e con un’ espressione timorosa chiede:
-Che per caso esce?-
Quante volte ha rivolto questa domanda, da quando ha la patente, nella speranza di un assenso che gli facesse “mollare” l’ auto nel posto di quella uscente.
Piergiorgio attende con trepidazione la risposta dell’ automobilista; a fianco a lui c’ è Simona che, sottovoce, quasi fosse una sorta di rito scaramantico e propiziatorio insieme, ripete:
-Sì, esce, esce, esce, esce….-
L’automobilista li guarda e muove l’indice a mo’ di tergicristalli, oscillandolo da destra a sinistra, ad indicare, quasi con una sadica soddisfazione, che: no, non sta uscendo.
Sono dieci minuti che Piergiorgio e Simona ripercorrono le stesse strade alla ricerca di un parcheggio e, a giudicare dalle imprecazioni, la pazienza è terminata:
-Io non ci posso credere che, nella nostra vita, perdiamo ore a cercare di lasciare una macchina o bloccati nel traffico o ad attendere davanti a semafori rossi per pedoni inesistenti… Alla faccia delle smart city!-
-Piergiorgio, siamo a Roma, la culla della Storia, come puoi pretendere che la nostra città possa mai diventare una smart city?-
Piergiorgio cerca di spiegarle:
-Guarda che smart city non è solo grattacieli in vetro con coltivazioni di alghe per la produzione di biogas per elettricità e riscaldamento, come ad Amburgo, o dedali di rotaie per metropolitane con musica in sottofondo come a Seul. Mi rendo conto che sono situazioni piuttosto irrealizzabili qui; smart city è una città intelligente, che ha una gestione efficiente delle risorse, con l’ obiettivo di autosufficienza energetica.-
-Io ho sempre associato il concetto di smart city ad un aspetto iper tecnologico, al limite del fantascientifico, con droni e veicoli a guida autonoma non compatibili con molte realtà italiane-
gli dice un po’ meravigliata Simona. E Piergiorgio è felice di spiegarle:
-Non hai tutti i torti perché l’apice della smart city è quella che applica l’ innovazione tecnologica in tutti i settori, ma sarebbe sufficiente applicare l’ IOT (Internet of things) in molte situazioni per fare passi da giganti!-
-Che cos’è l’ IOT?-
chiede incuriosita Simona
-L’ IOT è la tecnologia delle cose, che si basa sull’ utilizzo di sensori in grado di raccogliere dati che vengono poi elaborati. Si hanno così semafori intelligenti che rilevano l’intenzione di un pedone di attraversare la strada o, come a Barcellona, parcheggi che inviano le informazioni agli automobilisti sui posti liberi così che evitino di girare come criceti intorno allo stesso isolato, esattamente come stiamo facendo noi da oltre dieci minuti. Sensori per la gestione dei rifiuti, per l’ illuminazione che riproduce la luce solare, per rilevare l’ umidità e attivare l’ irrigazione dei prati, il tutto al fine di ridurre tempi, sprechi e inquinamento-
– Insomma sensori ovunque…-
– Sì sensori ovunque; e connessione internet ultra veloce e libera per tutti in ogni zona della città, con cui oggetti e persone si scambiano informazioni. In sintesi, una gestione più efficiente che si potrebbe avere anche nella culla dell’ antichità senza snaturalizzarla e senza togliere nulla alla sua immensa Poesia-
-Qual è la città più smart in Italia?-
Secondo il City Rank 2019 * sul podio abbiamo Milano al primo posto, seguita da Firenze e Bologna-
– … e la nostra Roma caput mundi?…- domanda Simona con tono un po’ ironico
-…mancano qualche milione di sensori da installare e poi diventiamo primi…- le dice scoppiando a ridere Piergiorgio
-però…- continua subito dopo
-… abbiamo un ottimo settimo posto come qualità sociale. E Comunque la smart city che hai in mente tu si trova in Arabia Saudita e punta ad essere la prima al mondo entro il 2025: 26.500 km di area, costo 500 miliardi di dollari, costruita da zero in una zona desertica, internet libero ovunque, autoalimentata da fonti rinnovabili , riconoscimenti facciali , veicoli a guida autonoma e droni che solcano i cieli-
-Ecco!- esclama Simona- E’ esattamente questa la città futurista che avevo in mente pensando ad una smart city. Ho letto anche di fondi comuni di investimento dedicati a questo settore, ne sai qualcosa?-
– Sì certo, ci sono fondi dedicati a selezionare aziende che hanno il loro business esattamente in questo nuovo concetto di città intelligente! Che non è soltanto quella a cui hai sempre pensato tu, ma è fatta di società che concentrano l’attenzione sulle esigenze dei cittadini, rendendo loro disponibili informazioni che gli consentano di prendere decisioni consapevoli, rendendo tutti gli ambienti più fruibili, dal lavoro alla sanità, dall’ università alla casa. Un esempio che può far sorridere: in una ristrutturazione di uno stabile popolare vengono previsti servizi comuni tra cui il noleggio ad ore del trapano per consentire il montaggio dei mobili. Quindi non solo edifici nuovi e non solo settore lusso, ma servizi per una città intelligente –
-FERMATIII! STA USCENDO! STA USCENDO QUELLO CON LA 500!-
Urla Simona afferrandogli un braccio.
Piergiorgio inchioda, mette le quattro frecce; Simona scende, blocca il traffico. Manca solo che piantino una bandiera…
Sui loro volti un sorriso…
In fondo basta poco: un parcheggio, un cassonetto vuoto per gettare i propri rifiuti, un mezzo pubblico che funzioni… una smart city renderebbe tutti un po’ più felici.
*rapporto annuale di FPA (gruppo Digital 360)