Un residence in riva al mare e un nugolo di bambini che dalla spiaggia si precipita nel giardino di una casa trascinando sacchi pieni di bottiglie di plastica, scatole di polistirolo e rifiuti vari.
Amalia, la nonna di Luca e Ludovico, si rivolge loro chiedendo:
-Cosa vi è saltato in mente?-
-Stiamo ripulendo la spiaggia. Abbiamo detto a tutti i signori di fare la raccolta differenziata e adesso andiamo a raccogliere i mozziconi di sigaretta nelle stradine del residence-
Neanche il tempo di dire loro: “Bravi!” che già si sono dileguati con l’entusiasmo che caratterizza qualsiasi loro attività.
La nonna li guarda allontanarsi e pensa che forse c’è una speranza, che non tutto va in malora, che le nuove generazioni per molti aspetti sono migliori delle precedenti.
E ripensa al giorno prima quando Luca, 11 anni, le aveva chiesto perché c’era l’acqua che scorreva dal rubinetto della cucina se non la stava usando e a Ludovico, 10 anni, che era tornato a casa con in mano un sacchetto di patatine vuoto accartocciato perché non aveva trovato il cestino dei rifiuti.
Quei bambini, che hanno raccolto i rifiuti sulla spiaggia, con la consapevolezza degna di un’età più matura, sono gli stessi a cui la maestra ha suggerito di portarsi da casa una borraccia con l’acqua per evitare di consumare una bottiglietta di plastica al giorno, sono quelli terrorizzati dalla notizia che con lo scioglimento dei ghiacciai il mare si innalzerà fino a sommergerli, sono quelli che se gli nomini la pancia della balena non immaginano dentro Pinocchio e Geppetto ma plastica perché le immagini in tv sono state più potenti di quella della favola.
IL conto alla rovescia è cominciato da un pezzo, ma ora qualcosa inizia a muoversi, la nuova generazione è già stata sensibilizzata e modificherà sicuramente i propri comportamenti, adesso tocca a chi ha contribuito a provocare i danni rimboccarsi le maniche con il proprio atteggiamento quotidiano e alla finanza fare la sua parte.
Cosa c’entra la finanza?
Come al solito la finanza c’entra sempre.
Non stiamo parlando di investimenti no profit dove al primo posto c’è la salvaguardia dell’ambiente e il rispetto dei diritti umani senza considerare i profitti generati, ma di una finanza diversa che punta a scegliere imprese che contribuiscono allo sviluppo sostenibile dell’economia, che favoriscono il progresso sociale e partecipano al progresso delle nuove generazioni creando valore per chi effettua gli investimenti e per le imprese.
Ci sono modelli di analisi nuovi con cui valutare le aziende, che vanno oltre i numeri dell’analisi finanziaria e la ricerca della performance a qualsiasi costo e permettono di guardare anche la capacità di generare un valore aggiunto sociale ed ambientale, rendendole potenziali vincitrici nel prossimo futuro. Sono i criteri SRI (suistainable and responsible investment) integrati poi da quelli ESG (environmental, social, governance) con cui il gestore di un fondo finanziario comincia con l’escludere aziende operanti in alcuni settori come tabacco, armi e alcool e poi inizia una selezione ulteriore osservandole e misurandone il loro impatto ambientale e sociale valutando: la loro produzione di rifiuti ed emissione di co2, i valori sociali espressi nel rispetto dei dipendenti e dei diritti sindacali, gli aspetti di governance all’interno, il loro consiglio di amministrazione, la certificazione dei loro bilanci. Insomma una sorta di bollino sui fondi che il risparmiatore può individuare se vuole dare il suo contributo attraverso gli investimenti favorendo le aziende che rispettano determinati criteri.
A coronamento di tutta la “poesia” ci sono studi che dimostrano che il rispetto di questi criteri può dare una marcia in più al portafoglio in termini di rendimento e gestione del rischio ed è pertanto logico ipotizzare che in futuro non sarà più un carattere distintivo, ma connaturato con qualsiasi tipologia di investimento.
E auguriamoci così che quando venga pronunciato il mantra: “Questi bambini di oggi hanno proprio tutto” nel TUTTO ci sia anche la speranza di un mondo migliore!