Raffaella, immersa nella sua lettura, declama:
–“… e tutto a un tratto il ricordo è apparso davanti a me. Il sapore era quello del pezzetto di madeleine che la domenica mattina a Combray……” Ah la potenza del ricordo… senti che meraviglia: è una melodia senza musica, parole che diventano note… –
– Ma che è la madeleine?- replica Marcello
– Cioè di tutta questa poesia tu riesci solo a chiedermi cos’è la madelaine? Non ci posso credere… –
– … ma è un dolce?- insiste Marcello
– Sì, è un dolce, una specie di muffin, di plumcake…
Sai, mi chiedo perché sia così facile chiudere gli occhi e rivedere il passato e sia invece così difficile immaginare il futuro-
Marcello risponde in modo lapalissiano:
-Il passato è noto. Il futuro no-
-Ma tu sei un genio!- commenta sarcastica Raffaella
Marcello però continua:
– La capacità di immaginare richiede un allenamento mentale e inizia sin dall’infanzia attraverso l’esperienza del gioco. Hai presente il classico “facciamo che io…..” o “facciamo finta che…” dei bambini, in cui noi adulti ci caliamo insieme a loro con sforzi sovrumani?-
– Certo, mi è capitato proprio ieri con mio nipote: giocavamo immersi nella fantasia ed io sono inciampata su un particolare legato alla realtà, ovviamente non coerente con il gioco, e lui mi ha subito rimproverata. Sembrava avessi interrotto un incantesimo!-
– Ecco quella capacità di immaginare altri “mondi” si perde crescendo e si fa sempre più fatica a ritrovarla. Facciamo uno sforzo notevole per proiettarci nel futuro eppure, se ci pensi, è grazie all’immaginazione che le più grandi imprese sono state possibili: la prima missione spaziale, la prima traversata dell’oceano… tutto ha avuto inizio dall’immaginare ciò che sarebbe accaduto o potuto accadere. Non a caso i grandi geni erano considerati dei visionari, spesso dei folli.-
– E tu come ti vedi nel futuro? Facciamo un gioco: proviamo ad immaginarci al termine della nostra attività lavorativa, il momento della pensione…-
Propone Raffaella socchiudendo gli occhi e iniziando a pensare, ad immaginare…
Marcello la interrompe:
-Sono sicuro che il primo pensiero, fanatica come sei, è andato all’aspetto fisico e poi forse allo stato di salute-
-Ebbene sì, confesso: mi sono vista con parecchie rughe, ma affascinante, con i capelli in ordine e vestita in modo elegante, un po’ stile Jacqueline Kennedy…Una cosa è certa: noi non saremo“vecchi” come i nostri nonni e non staremo in cucina ad aspettare i nipoti o al bar a giocare a carte..-
-Se penso alla mia vecchiaia, immagino di aver avuto davanti tante porte, alcune attraversate, altre nemmeno aperte; immagino strade interrotte che mi avranno spinto a percorrerne di nuove, ma alla fine, per quanto difficile da pensare, mi ritroverò a vivere una vita che sarà ricca di esigenze emotive ed economiche. Viaggerò, andrò al ristorante, farò regali a figli o nipoti. Insomma: vita! Ne’ più ne’ meno di quella che abbiamo ora nella fase che chiamano “attiva”. Però hai detto una cosa giusta: la nostra vecchiaia sarà diversa da quella dei nostri nonni-
Raffaella lo ascolta affascinata dalla profondità del discorso inusuale da parte di Marcello e gli chiede:
-Ma perché la stai facendo tanto lunga?-
-Veramente sei tu che hai iniziato con Proust, che non ha certo il dono della sintesi, e mi hai fatto riflettere sulle difficoltà che l’uomo ha nel proiettarsi nel futuro e di come faccia fatica a pensare che proprio lui potrà essere coinvolto in situazioni spiacevoli; è un meccanismo inconscio che fa tantissimi danni e il futuro in questo modo non può che diventare sempre più incerto-
-Ascolta Marcello, perché sei così pessimista? Perché vedi l’orizzonte così scuro?-
-Perché in questo “gioco” di immaginazione, tutto il futuro di cui abbiamo parlato per molti non sarà possibile. La nostra previdenza obbligatoria ci darà al massimo il 50% del nostro attuale reddito. C’è qualcuno che pensa potrà bastargli?-
-Ok ma alcuni avranno accumulato qualcosa, avranno un appartamento che genererà reddito…-
-Non è la stessa cosa… Solo con una rendita vitalizia, erogata per esempio da un fondo pensione, tu puoi trasferire il rischio vita a qualcun altro, liberandoti da qualsiasi pensiero sul futuro-
-Il rischio vita ? Ma stai delirando?-
-Si, hai capito bene: rischio vita. Tu non puoi sapere quanto vivrai e come vivrai. La possibilità di avere una rendita vitalizia non si sovrappone alla possibilità di avere un patrimonio da parte, che dovrai continuare a gestire e che si ridurrà nel tempo e neanche al possesso di un immobile che comporterà un “rischio inquilino”, un “rischio pagamento affitto” e una gestione ordinaria e straordinaria, con imposte da pagare e quindi un impegno forse eccessivo arrivato ad una certa età. Insomma la valigia va preparata prima del viaggio, pensando bene a cosa metterci dentro-
-Ho capito, parli di previdenza integrativa! Stanno veramente facendo di tutto per trasmettere il concetto… ma come mai questa sorta di “pressione” ora?-
esclama un po’ spazientita Raffaella
-Perché come al solito dobbiamo arrivare sull’orlo del burrone prima che si inizi ad agire. E comunque, finalmente, c’è una nuova consapevolezza nei giovani e la previdenza integrativa ha mostrato un incremento anche per quanto riguarda il versamento del tfr nel fondo pensione-
-Vedi, allora, con un po’ di sforzo, si può riuscire ad immaginare anche il futuro!-
-Pare di si e comunque utilizzerei le parole del tuo Proust “Alla ricerca del tempo perduto” per comunicare a tutti che il tempo perduto nei mancati versamenti non si recupera…hai voglia a ricercarlo… Iniziare a versare in un fondo pensione in età avanzata non consente alla capitalizzazione composta di creare un patrimonio con cifre ragionevoli, né di avere le agevolazioni fiscali previste-
-Comunque Proust è sempre Proust e almeno nella lettura lasciami affogare nel tempo perduto-
*È la prestazione che prevede il pagamento di una somma periodica, fintantoché l’assicurato sia in vita.