Claudio è alle prese con la lavastoviglie che non funziona bene.
È lui, come spesso accade nelle famiglie, almeno quelle italiane, il mago del suo caricamento; per lo svuotamento, invece, è quasi sempre latitante.
– Roberta, il tasto dell’accensione fa contatto e poi rimane sempre una patina di detersivo nella vaschetta, questa lavastoviglie non va bene, dobbiamo chiamare un tecnico-
– Ma quale tecnico! Ha sette anni! Non lo sai che ora gli elettrodomestici sono a tempo determinato? Si chiama obsolescenza programmata ed è alla base del modello di economia lineare: si estrae la materia prima dalla natura e la si trasforma in prodotti che poi si buttano. Il modello di sviluppo si basa sull’aumento dei consumi e così il tempo di vita dei prodotti si accorcia sempre di più. Quindi sette anni per la nostra lavastoviglie è quasi un record, va ricomprata e basta-
– Accidenti, sei lapidaria. E pensare che il frigorifero dei miei nonni era lì quando sono nato e lo abbiamo buttato con mia madre quando abbiamo svuotato la loro casa 40 anni dopo…-
– Mi ha sempre incuriosito la casa dei tuoi nonni… Ne parli spesso. Ti divertivi lì?-
– Ma che dici! Una noia mortale, però ho anche tanti bei ricordi perché poi, da adulto, mi sono accorto che forse in quel non fare niente c’era comunque tanto, c’era sicuramente l’osservare un mondo diverso da quello che vivevo in città e che solo anni dopo sono riuscito ad apprezzare.
La casa dei miei nonni materni era veramente piccola, una casetta di campagna come tante dove si utilizzava principalmente lo spazio esterno e dove regnava l’arte di arrangiare e riparare qualsiasi cosa. Tutto era riutilizzabile: una vecchia vasca in ceramica diventava un’enorme fioriera per le piante aromatiche, i fondi del caffè si trasformavano in concime per i fiori, l’acqua di scarto innaffiava l’orto, nella scatola smaltata dei biscotti trovavi tutto il necessario per il cucito di mia nonna e nei barattoli di latta delle conserve di pomodoro i cacciaviti e i martelli di mio nonno. Insomma, tutto prendeva nuova vita con nuovi utilizzi, senza conoscere mai una vera e propria fine-
– Io non so quanto ne fossero consapevoli i tuoi nonni, ma praticamente erano arrivati decenni prima al concetto di economia circolare che oggi è tanto blasonato-
– Beh se è per questo prima dei miei nonni forse c’era arrivato nel ‘700 Antoine-Laurent Lavoisier, chimico, biologo, filosofo, con la famosa frase: “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Credo che il “tutto si trasforma” ci deve essere sembrato a un certo punto un concetto superato, da gente di campagna appunto, inadeguato al progresso galoppante e, esaltati come eravamo dall’urbanizzazione, dall’uso indiscriminato della plastica monouso, delle confezioni mono-dose e annesso spreco di materiali, ci siamo illusi di poter gestire il nostro modello di economia lineare. Poi il pianeta ci ha presentato il conto in modo tangibile facendoci vedere che i rifiuti non si distruggevano e che la soluzione sta nel trasformarli o meglio ancora produrne meno-
– Hai ragione, il termine economia circolare fu nominato in una ricerca della commissione europea nel 1976, ma è da qualche anno che c’è un gran parlare intorno alle strategie che permettono di allungare il ciclo di vita del prodotto e utilizzare i beni in una logica di condivisione. La Commissione Europea ha stanziato dal 2014 al 2020 oltre 150 miliardi di euro per promuoverla ma costituisce ancora solo il 9% nell’ambito dell’economia mondiale-
– L’altro giorno riflettevo proprio sul fatto che negli ultimi decenni abbiamo esaltato i vantaggi della plastica, dell’usa e getta e del mono porzione e adesso la stiamo bandendo, o comunque ne promuoviamo il riutilizzo, oltre a incentivare l’uso delle grandi confezioni per ridurre il materiale di imballaggio. Sono contenta che ci sia un costante invito a moltiplicare le vite di carta, legno, plastica, alluminio ma anche di prodotti finiti che possano essere disassemblabili per consentire il riciclaggio dei componentio semplicemente riparabili-
– E non hai nominato i neomateriali circolari, fanghi, reflui, scorie, gusci di noce, di uova, posidonie e tutto con una crescente attenzione da parte delle scuole di design. Una commistione di competenze scientifiche e creative perché economia circolare vuol dire innovazione, dalla progettazione del prodotto al sistema di produzione-
– Sai, ci sono segnali incoraggianti anche nel settore finanziario dove i fondi incentrati sull’economia circolare sono cresciuti di dieci volte dal 2016 con forte impatto sull’ambiente e sulla collettività. Sono i famosi fondi ESG che investono con criteri di sostenibilità sociale ambientale e di governance che soddisfano sia l’esigenza dei clienti di mitigare il rischio che quella di un miglioramento dei rendimenti-
– Diciamo che siamo arrivati a un punto di non ritorno: secondo il World Resources Institute abbiamo 300 milioni di tonnellate di plastica smaltite negli oceani di tutto il mondo che entro il 2050 potrebbero superare il peso di tutti pesci presenti. È inquietante se ci pensi. E questo vale per tanti altri oggetti che acquistiamo in modo compulsivo e ingiustificato. Pensa ai vestiti e alle grandi catene con indumenti a pochi euro… –
– Tu almeno sui rifiuti tessili non hai bisogno di essere sensibilizzata perché visto il prezzo delle scarpe e dei vestiti che compri mi auguro che siano almeno di qualità e che durino per anni!!! In più non butti mai niente: hai il guardaroba e la scarpiera che stanno esplodendo!-
Il siparietto sulla sua passione per lo shopping costoso è abbastanza usuale e lei ormai neanche controbatte
– A parte le tue battute sciocche sappi che oggi ci sono tecnologie che possono trasformare anche i rifiuti tessili in componenti da usare per la produzione di altri materiali e comunque possiamo dire che in tema rifiuti tessili io dò un buon contributo all’economia circolare… adesso se vuoi darlo anche tu prova a mettere mano alla parte elettrica della lavastoviglie per ripararla o male che va puoi lavare da qui in avanti i piatti a mano!-
Un leggero bacio sulle labbra e Roberto ha già digitato sul cellulare il nome di una nota catena di elettrodomestici per la ricerca di un punto vendita in zona.
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