Una serata in casa tra amici come tante: Giulio, Mario e Carlo mangiano pizza e bevono birra davanti allo schermo che manda in onda il grande Troisi in “Non ci resta che piangere”.
Giulio, da divoratore di film e consumatore seriale di DVD, conosce le battute a memoria… “Ricordati che devi morire” “Mo me lo segno” e si sganascia dalle risate…
-Ma ridi ancora così per questa battuta?-
Gli chiede flemmatico Mario
-Sara’ la decima volta che vedi questo film-
-Hai ragione, è che mi è venuto in mente la scena dell’altro giorno quando ho sentito un cliente che diceva al mio consulente finanziario: “Aspettiamo ad investire ora perché la borsa è cresciuta tanto e prima o poi scenderà” e lui gli ha risposto: “Mo me lo segno”. Ero in attesa lì fuori e ridevo da solo-
-Come adesso…- commenta Mario
-…però aveva ragione il cliente- interviene Carlo sempre preciso e puntuale nelle sue osservazioni.
-Sì, aveva ragione perché è certo che la borsa prima o poi scenderà, così come è certo che prima poi potremo non stare bene, che prima o poi pioverà….ma in quel “prima o poi” c’è tutta l’essenza della nostra vita, le nostre paure, i nostri progetti, i nostri obiettivi e le nostre insicurezze, le nostre emozioni, se vuoi chiamale così-
-E addirittura!!! Mi fai il filosofo ora…anzi lo psicologo…-
bofonchia Mario dal divano mentre Carlo inizia a canticchiare “… tu chiamale se vuoi…emozioni…”
-No, sono serio, è un’analisi molto razionale: la borsa è sempre salita, scesa e risalita e tutto senza che se ne potesse prevedere l’andamento. I migliori gestori spesso sono stati smentiti, i pronostici sono falliti svariate volte, le recessioni non ci sono mai state nel momento in cui le paventavano…ma una cosa è certa: le emozioni ci condizionano nella vita e in tutte le scelte anche in quelle finanziarie.-
-Tu parli bene e sei molto razionale- interviene Carlo- ma se uno riuscisse ad evitare i momenti brutti uscendo dal mercato prima che scenda per poi rientrare nel momento giusto…-
-Sai credo sia ora di sfatare questo mito- asserisce Giulio – il momento giusto non è purtroppo prevedibile! Da nessuno! Qualcuno poteva prevedere la Brexiti? Il crollo delle torri gemelle? L’ascesa di Trump? La guerra dei dazi?-
-E quindi non esiste un momento giusto-
Cerca di concludere il discorso Mario che ha voglia di tutto tranne che di parlare di finanza. Ma Giulio continua: -L’unico momento giusto è quello in cui fai chiarezza sul tuo futuro e pianifichi le esigenze e gli obiettivi; questo non toglie che si possano fare delle modifiche tattiche, ma la strategia non cambia.-
Il “certosino” Carlo si insinua nuovamente nei meandri delle informazioni sentite:
-Ma io ho letto che, per esempio, con l’inversione della curva, che non so neanche cosa significhi, prima o poi c’è una recessione-
-…lo hai appena detto: “prima o poi”!- lo interrompe Mario -e se nell’ attesa della recessione, il mercato continuasse a salire per mesi a due cifre e tu hai un obiettivo che va ben al di là dei prossimi 2 o 3 anni? Ti perderesti tutto il potenziale guadagno-
-No, scusate mi spiegate la storia della curva invertita ?- interviene Mario che sembrava essersi addormentato e che invece seguiva, sornione, la conversazione.
Ovviamente solo Giulio è in grado di spiegargliela:
-La curva dei tassi o più precisamente la curva dei rendimenti è la relazione che lega il rendimento di un titolo di stato e la sua scadenza. Di solito è crescente, cioè per scadenze brevi i tassi di rendimento sono più bassi di quelli per le scadenze a lungo termine. Mi spiego meglio: se presto i soldi a qualcuno (quindi posseggo un’ obbligazione) per un anno, a scadenza ottengo il capitale e un interesse più basso di quello che avrei se glieli prestassi per 10 anni…abbastanza scontato… Succede però che quando i tassi scendono per un periodo prolungato e la politica monetaria interviene con un piccolo aumento dei tassi, le aspettative sul futuro influenzano la curva invertendola. In sintesi mi rende di più un titolo obbligazionario con scadenza ad un anno che uno con scadenza a 10, e questo è molto meno scontato….-
Carlo ha veramente tanta confusione in testa:
-Sì va bene, ma io ho paura che con questa Brexit, e poi i dazi, il governo…Che casino! Io lascio tutti i soldi sul conto…non guadagno nulla, ma almeno non rischio nulla-
-Sei sicuro di non rischiare nulla?-
-Beh si… forse ho un po’ di timore per un’eventuale patrimoniale tipo quella del governo Amato, mi pare nel ’92-
-…che per l’appunto non era stata prevista…ma non intendevo questo. Pensavo all’ inflazione?-
-Certo, ma ora è bassa…-
-Talmente bassa che mille euro lasciati 10 anni fa sul conto, oggi valgono, in termini di potere d’acquisto, 875 euro mentre investiti sulle borse globali valgono oggi 2241 euro*. Il risultato è arrivato con alti e bassi e con non poche preoccupazioni nel disastroso 2008, ma è questo-
-E se c’è questa certezza di perdita perché allora si continuano a tenere sul conto corrente tutti questi soldi**?-
si intromette Mario cercando una soluzione e soprattutto agognando una conclusione.
-Paura, tanta paura. Abbiamo paura dei dazi , della recessione, di Trump, della Cina, della politica italiana, di quanto accaduto nel 2001, di quanto accaduto nel 2008…mille paure che ci attanagliano rendendoci immobili e incapaci di guardare più in là del passato e prossimo futuro…chiamale se vuoi emozioni….-
Mario, ormai volente o nolente coinvolto, interviene saggiamente:
-Comunque ragazzi, io penso che il denaro non sia tutto uguale, assume un valore diverso a seconda della finalità a cui è destinato… cioè se devo accantonarlo per un fondo pensione è un conto, se per l’acquisto di una casa tra sei mesi un altro, se per la serenità dei miei posteri un altro ancora-
Carlo sorride:
-Oh Mario stasera è in forma: di solito con il pensiero non va al di là del giorno dopo e oggi pensa addirittura ai posteri! Comunque a parte le battute , ha ragione ma serve tanta razionalità e devi tapparti le orecchie per non sentire più nulla, niente tg, niente informazioni-
-No, non è vero. Hai presente Ulisse con le sirene?-
spiega Giulio -Si fece legare all’albero per poterne udire il canto senza rimanerne “incantato”…ecco, il risparmiatore deve fare come Ulisse: può, anzi deve ascoltare tutto, informarsi, capire e insieme al suo consulente modificare le tattiche, ma l’ obiettivo è arrivare nella sua Itaca e non può permettersi il lusso di perdere tempo.-
*Calcoli realizzati da Advisory per il sole 24 ore.
**secondo i dati Banca d’Italia ci sono1,5 miliardi di euro parcheggiati sui conti correnti: oltre la metà del nostro debito e quasi il nostro pil-2019-