I TASSI DI CAMBIO SPIEGATI DA UN PANINO

… continua da La  Mo-Ka precedente “Farina o microchip il problema è lo stesso”

Alla fine, un po’ inventando e un po’ improvvisando, la ricetta di Luana è riuscita. La serata è andata bene, e nel lavabo e sul tavolo della cucina restano i postumi della “battaglia” che lei e il marito si accingono a cancellare, non prima però del rito sacro della colazione domenicale: latte con pane bruscato e marmellata.

Oggi li onora della sua presenza anche il figlio Matteo che straordinariamente ha dormito a casa, straordinariamente si è svegliato prima dell’ora di pranzo e ancora più straordinariamente ha anche voglia di parlare e comunicare con il mondo

– Buongiorno,  come è andata la cena ieri sera?- chiede loro

– Direi benissimo- si affretta a rispondere Luana- ricetta perfettamente riuscita-

– A te invece com’è andata la serata?- gli chiede Mario

–  Siamo stati a casa di Greta e ci siamo presi il Mac-

– Strano- controbatte il padre con tono ironico- hai mangiato hamburgers di McDonald’s solo tre volte questa settimana.. Possibile che non troviate  altro da mangiare?-

– A noi piace quello… e comunque verso le 11 avevamo ancora fame e abbiamo ordinato anche  una pizza-

– Insomma, alla fine ci andavate al ristorante con quello che avete speso… Quanto costa ora un Big Mac?-

– Boh mi sembra 4,5 euro…-

– Lo sai che in economia esiste un indice Big Mac?-

Luana e Matteo lo guardano in attesa che continui con una delle sue solite battute, ma lui questa volta è serio:

– Non sto scherzando, esiste veramente. È stato inventato dal settimanale Economist nel 1986 per valutare il potere di acquisto delle monete nei diversi paesi. Certo è un po’ creativo, ma spesso viene nominato e tenuto presente dagli economisti-

– E che c’entra il panino?-

– Il Big Mac è un panino diffuso in tutto il mondo, che ha più o meno ovunque le stesse caratteristiche e di conseguenza si presume che abbia lo stesso prezzo in tutte le valute, ipotizzando ovviamente che non esistano barriere commerciali. In questo modo, visto che esiste la Teoria della parità dei poteri di acquisto (Purchasing power parityPPP), confrontando il prezzo in dollari dello stesso panino nei diversi Paesi si può stabilire il potere di acquisto della valuta di quel Paese-

– Che cos’è questa Teoria?-

-È una teoria secondo la quale il tasso di cambio tra due valute dovrebbe tendere alla parità, vale a dire ad aggiustarsi naturalmente. In pratica con gli stessi dollari possiamo acquistare lo stesso paniere di beni, nel nostro caso il Big Mac, in qualsiasi paese, stabilendo di conseguenza quale valuta è sottovalutata e quale è sopravvalutata-

– Mi fai un esempio?-

– Supponiamo che il Big Mac costi 6 dollari negli Usa e 4,50 euro in Italia e 6 dollari negli Usa. Rapportandoli troviamo un valore pari a 1,33 che mi dice quanto dovrebbe essere il tasso di cambio che mi renderebbe uguale il potere di acquisto delle due valute. Di conseguenza se il tasso di cambio attuale fosse inferiore a 1,33 vorrebbe dire che il dollaro è sopravvalutato e viceversa se fosse superiore-

– Ma è una figata!- sintetizza Matteo

– Beh ovviamente può darci solo un’idea di quello che è il valore della valuta perché è un sistema un pò semplicistico che presuppone l’assenza di dazi, di costi di trasporto e che ci sia anche una perfetta concorrenza-

– Ok, ma il potere di acquisto di una valuta da cosa è causato?

– Sicuramente è influenzato dall’andamento del reddito personale e dall’andamento dei prezzi al consumo. Per esempio se aumentano i prezzi senza che ci sia un aumento dei salari avremo inflazione che è appunto la riduzione del potere di acquisto-

– Quindi l’inflazione è diversa da paese  a paese e fa variare i prezzi dei prodotti?-

– Esattamente. L’inflazione è un’erosione subdola e costante, più o meno accentuata, del denaro tenuto su un conto o dentro un cassetto. Immagina che io 20 anni fa avessi desiderato acquistare una moto che costava 17.000 euro, adesso per comprarla  ne dovrei spendere 23.000-

– L’ideale sarebbe allora non avere inflazione così che i prezzi non cambino nel tempo e il mio reddito non venga penalizzato- 

ribatte Matteo pensando di aver detto una cosa logica e scontata. Il padre però lo smentisce:

– Invece non è così, perché se c’è un po’ di inflazione sei stimolato a consumare subito, le aziende investono e assumono; viceversa, se non ci fosse inflazione, sapendo che i prezzi non cambieranno a breve non saresti stimolato ad acquistare, si ridurrebbero i consumi, le aziende dovrebbero ridurre la produzione, perciò licenziare e quindi diminuirebbero i redditi insomma ci sarebbero conseguenze gravissime per l’economia. Questa si chiama deflazione ed è il motivo per cui le Banche Centrali la combattono. Come al solito la giusta misura è la cosa migliore-

-E quale sarebbe la giusta misura?-

– È stato stabilito che sia il 2%-

Ad un certo punto dal fondo della cucina  si sente un

– Noooo!- che Mario conosce benissimo

È Luana che si trova davanti al frigorifero aperto:

– Cosa c’è ?- Le chiede Mario

– Manca il latte…-

– Ma ieri sera quando sono sceso per prendere la farina ti ho chiesto se serviva e mi hai detto che c’era… –

– Mi sono sbagliata…-

Mario si guarda intorno: Luana in vestaglia, il figlio in boxer e t-shirt, la tavola apparecchiata con il pane bruscato e non gli resta che pronunciare due parole:

– Ok vado-

Foto: amirali mirhashemian 
Ibrahim Boran

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