E’ NATA EMMA

Un aperitivo tra amici e parenti; Katia ha il cellulare in mano, concentrata su una chat rovente, dove, tra un bicchiere di prosecco e un’oliva ascolana, segue con trepidazione gli sviluppi di quello che è l’ evento più antico del mondo: una nascita.

-Manca ancora parecchio-

-Forse ci siamo…-

-Manca poco!-

e poi quella scritta, cinque lettere e un’emozione immensa:

-E’ nata!-

Katia è la zia, si commuove e non riesce a trattenere l’emozione, scivola una lacrimuccia, abbraccia il marito Stefano e mostra la foto a tutti i suoi amici che esprimono gioia e si tuffano senza freni sul telefonino, con una curiosità che è, di solito, tipica dei bambini.

Ed è così che Emma, la neonata, a due minuti dalla nascita, è già preda di occhi scrutatori, che ne osservano i minimi dettagli nella speranza di vedere l’invisibile.

Inizia la cavillosa ricerca delle somiglianze, alcune compatibili, altre forzate, “tirate” al punto da richiamare avi lontani solo per una pieghetta all’ angolo della bocca, che sembra ricordare vagamente qualcuno.

Tutto normale, tutto già accaduto in miliardi di nascite, scene identiche che si ripetono davanti ad una nuova vita, ma ognuna racchiude in se’ la magia dell’unicità e della specialità e i protagonisti la vivono come se fosse la prima.

Roberto, il ginecologo amico, ha lasciato la sala parto e in una manciata di minuti li raggiunge.

-Ti avevo detto che avresti dovuto “pilotare” meglio questa nascita, ti sei perso l’aperitivo di Natale-

gli dice sorridendo Katia

-Sarebbe stato tutto perfetto se oggi il reparto non fosse stato invaso da 40 neonati…-

risponde Roberto, con la faccia provata

-Direi che si sono concentrate tutte le nascite in quell’ospedale, perché la cronaca ribadisce ogni giorno il crollo degli ultimi anni-

interviene Stefano, sottolineando la straordinarietà della cosa.

Roberto, trangugiando quel poco che è rimasto da mangiare, annuisce e conferma:

-In effetti nel 2018 ci sono state 18.000 nascite in meno rispetto al 2017, è stato il minimo storico dall’unità d’ Italia*-

-E qual è il motivo? Perché secondo voi anche chi ha una situazione sentimentale stabile non fa più bambini o al massimo ne fa uno?-

chiede Paolo, single incallito, che non ha mai preso in considerazione l’idea di un figlio per uno stile di vita assolutamente non compatibile con una vita di coppia e tanto meno con la paternità.

Raffaella, psicologa, lo sa bene anche per esperienza professionale:

-Perché avere bambini richiede un coraggio immenso; le difficoltà iniziano da subito, quando capisci che l’iscrizione ad un nido è una sorta di lotteria e poi il nido non risolve tutto, perché hai bisogno di qualcuno che tenga i bambini a casa se si ammalano…insomma ti devi armare di inventiva e l’Italia non brilla per le politiche che favoriscono le nascite.-

-Bisognerebbe fare come la Svezia-

bofonchia Roberto tra un boccone e l’altro.

-Cosa ha fatto la Svezia?-

chiede Paolo

-La Svezia ha affrontato il calo delle nascite dedicando alla questione il 10% della spesa pubblica. Eroga a tutte le famiglie con bambini a carico generosi e prolungati sussidi monetari e di agevolazione per i servizi pubblici (asili, trasporti ecc). I bonus bebè sono cospicui e per ogni figlio fino ai 16 anni; il congedo parentale è retribuito all’80%. Insomma hanno affrontato il problema e il trend negativo si è invertito-

risponde Roberto

-La Danimarca spende ancora di più della Svezia!-

interviene Stefano

-A proposito avete visto i video che hanno creato per favorire le nascite? “Il sesso salverà il Paese” e “Fallo per mamma”? Sono esilaranti, guardateli!-

Katia stacca finalmente lo sguardo dal telefonino e inizia a partecipare alla conversazione:

-C’è da dire che è anche diminuito il numero delle donne in età fertile, perché le baby boomers ** sono cresciute…e poi non sottovalutiamo l’instabilità economica, l’ incertezza sulle prospettive future, l’emigrazione dei giovani all’estero. Insomma i motivi sono tantissimi, ma in effetti non vengono affrontati. Il tema della natalità dovrebbe essere centrale nel nostro Paese e invece solo il 5,8% della spesa pubblica viene impiegato al riguardo e così non se ne esce. Serve unire tutte le forze: imprese, banche, associazioni, mass media altrimenti il destino dell’Italia è segnato-

-Mamma mia! Sei sempre catastrofica! –

esclama Raffaella

-No, stavolta ha ragione, purtroppo… –

la difende Stefano

-…perché la conseguenza di questa situazione sarà che fra 30 anni oltre un terzo degli italiani sarà over 65, aumenterà la spesa per la salute e per le pensioni e diminuirà la forza lavoro. Più anziani vuol dire più cure sanitarie e pagamento di un maggior numero di pensioni protratte per molti anni e meno lavoratori vuol dire meno tasse e meno contributi previdenziali …il sistema così rischia di saltare-

Un inevitabile silenzio di riflessione e Stefano continua:

-La demografia ci anticipa quello che sarà il cambiamento, ma se la si ignora e non si affrontano per tempo le conseguenze è implacabile! E’ una sfida che si può vincere solo guardando avanti e sperimentando soluzioni, perché siamo davanti ad un problema nuovo che non c’è mai stato nella storia dell’umanità.-

-Ma scusate… –

chiede Raffaella

-… se io verso i miei contributi e quei contributi saranno la mia pensione…dov’è il problema?-

-Non è esattamente così-

le spiega Stefano

-perché il sistema pensionistico italiano è a ripartizione e cioè non esiste un accumulo di riserve finanziarie e i contributi che un lavoratore versa oggi vengono utilizzati per pagare le pensioni di adesso non la sua di domani…è per questo che le pensioni future sono in pericolo…I contributi dei giovani sono sempre di meno e sono sempre di più quelli che la percepiscono; il sistema previdenziale obbligatorio nei prossimi anni sarà in seria difficoltà. Le nuove generazioni non potranno contare sulla pensione obbligatoria dovranno attivarsi con quella integrativa e prima lo faranno meno oneroso sarà farlo-

-Ma noi che non siamo più in età per fare figli- chiede Raffaella -che non siamo ai ”posti di comando” per poter varare leggi a favore, cosa possiamo fare?-

-Io, zia Katia, ho deciso: regalo un fondo pensione ad Emma; verserò i primi 100 euro, poi se vorranno continueranno i genitori e lei quando crescerà. Avrò gettato le fondamenta per un pilastro che potrà sostenerla oltre ad aver lasciato un ricordo indelebile-

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti non è puramente casuale. Si ringrazia Roberto, Stefano, Raffaella e soprattutto Emma

* dati Istat ** nati tra il 1945 e il 1964

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