Donatella accarezza il volto di Paolo mentre, come tutte le sere, gli racconta una favola:
–C’era una volta un bambino che viveva nella città delle stelle. Il papà lavorava nello spazio, i nonni costruivano i mezzi per andare tra le stelle, gli zii preparavano dei pasti speciali per il viaggio e la mamma cuciva i vestiti spaziali…-
poche altre parole e Paolo dorme.
-Buonanotte amore mio-
Donatella smorza la luce ed esce dalla camera. A tavola l’aspetta Fulvio che le mostra con orgoglio il piatto appena cucinato
-Cos’è?-
gli chiede, incuriosita dalla strana forma
-Fantanimale atterrato dallo spazio, condito con una spolverata di granella di stelle. Direi un piatto stellare!
-Ma sei impazzito?-
Gli chiede ridendo Donatella
-Credi che solo tu puoi inventare storie? Ieri quella della sogliola, piatta a causa dello squalo martello che l’ha colpita per sbaglio, oggi la città delle stelle… Gliele racconti con una tale serietà che quel bambino finirà per credere siano vere!-
-Allora… chiariamo: ammetto che la storia della sogliola era una mia invenzione, ma la città delle stelle no; esiste davvero!-
-Ah sì… e dove sarebbe?-
chiede Fulvio un po’ scettico
-E’ in Russia nei pressi di Mosca. Ci vivono solo persone che hanno a che fare con missioni aerospaziali o di ricerca, oltre a cosmonauti in attività o in pensione: è una città chiusa-
-Che vuol dire una città chiusa?
-Vuol dire che non puoi entrare e uscire liberamente e sei soggetto a controlli. Ai tempi dell’Unione Sovietica era proprio un luogo segreto che non esisteva neanche sulla mappa ed era sotto la giurisdizione militare; oggi è sotto la giurisdizione civile dell’agenzia spaziale federale, ma essendo un centro di addestramento e ricerca aerospaziale restano motivazioni di segretezza che la rendono visitabile solo dopo stretti controlli-
-Questo passaggio da affare prettamente militare a oggetto di investimento da parte di privati è ormai abbastanza evidente nella ricerca spaziale: sono molti i magnati che hanno lo sguardo rivolto verso il cielo-
-E’ vero: è la Space Economy! Vale già 350 miliardi di dollari e si stima che da qui al 2040 arriverà tra 1.100 e 1.700 miliardi di dollari. Ma la cosa incredibile è quanto sono importanti i riflessi che la tecnologia aerospaziale ha sull’industria, sull’agricoltura, insomma sull’economia in genere.
I big data, cioè tutti quei dati che via satellite arrivano a noi per la gestione della nostra quotidianità, sono ormai indispensabili e permeano qualsiasi attività anche la più insospettabile-
Fulvio versa del vino nei loro bicchieri e riflette:
-Basta pensare al GPS del navigatore, alle previsioni meteo, alla tv, ai sensori per i mezzi di trasporto, persino a quando ci facciamo le foto con il cellulare…-
-Tu stai parlando di cose abbastanza ovvie, nel senso che la tecnologia è naturale che “richiami” altra tecnologia. Ma hai mai pensato alle applicazioni delle scoperte aerospaziali nell’agricoltura? Nella pesca? Nel misurare la salinità e la temperatura degli oceani? I satelliti sono in grado di rilevare tutto! Sono un “grande fratello” che è in grado di capire se l’azienda agricola, che ha usufruito dei fondi della Comunità Europea, li ha realmente utilizzati per la coltura prevista-
-E’ una delle tue invenzioni o è realtà?-
-E’ realtà al 100%, come lo è quella dei satelliti che inviano segnali in base alla diversa colorazione dell’acqua per riscontrare la presenza di agglomerati di alghe e quindi di banchi di acciughe ai margini, indicando così i punti di pesca più ricchi. Insomma spazio e natura sono ormai legati indissolubilmente!-
-Tutto questo sembra veramente dissonante…il futuro è lo spazio, è la ricerca della velocità mentre la natura è la quiete è il “senza tempo”. Insomma… mi sembra tutto così contrastante da fare fatica anche a pensarlo-
-E’ vero, ma ormai è superato anche sognare la Luna… ormai si guarda Marte e gli occhi dei grandi imprenditori visionari come Bezos, Musk, Branson sono rivolti al Pianeta Rosso e al turismo spaziale. Le azioni delle loro società crescono continuamente; non importa che per ora non abbiano profitti significativi, perché hanno quello di cui si nutre la Borsa, le aspettative, hanno insita la visione di un futuro che arriverà presto-
-Ma a parte le azioni delle loro società, esistono dei fondi sulla Space Economy?-
-Non mi risulta ci siano dei fondi di investimento per risparmiatori, ma ci sono molti fondi legati al settore della tecnologia in cui rientrano titoli che agiscono nell’economia dello spazio e in tutto il suo indotto. E’ stato però costituito da poco il primo fondo di Venture Capital focalizzato negli investimenti in capo spaziale in Italia! Si chiama Primo Space!-
-Sì, so che l’industria spaziale italiana occupa una posizione di eccellenza. Ma cos’è un fondo di venture capital?-
-Il fondo di Venture Capital è una forma di investimento ad alto rischio perché finanzia start up, società che creano prodotti o servizi nuovi e che hanno quindi difficoltà a reperire i soldi direttamente dalle banche.
Il denaro che confluisce nel fondo di Venture Capital viene quindi raccolto da enti istituzionali come fondazioni bancarie, soggetti previdenziali, assicurazioni, banche e utilizzato per aiutare le start up anche dal punto di vista manageriale e relazionale. Il Venture Capital ha di solito un obiettivo di raccolta, raggiunto il quale inizia ad operare secondo il proprio fine-
-…e credo che in questi casi i traguardi da raggiungere siano molto ambiziosi…-
-Sicuramente! Parliamo di visionari, di persone che vanno al di là della realtà, come è accaduto in passato per tutte le scoperte che oggi ci sembrano scontate e i cui pionieri nelle loro ricerche, apparentemente assurde, venivano spesso considerati matti e isolati… e in alcuni casi venivano addirittura arsi…-
-Beh in effetti sul rogo è finito più di qualcuno…E allora brindiamo all’evoluzione della nostra specie, che ha consentito l’aumento della tolleranza verso il prossimo e le sue idee bislacche!-
Fanno tintinnare i loro calici colmi di un corposo Taurasi e Donatella esclama:
-Verso lo spazio cosmico ed oltre!-