CHARLES DICKENS E LE BATTERIE

Sono atterrate poco prima della mezzanotte a Londra e questa mattina appena il tempo di una doccia e sono già in strada, pronte per l’esplorazione della città.

In effetti c’è poco da scoprire perché è la quinta volta che Federica e Stefania, compagne di viaggio ormai collaudate, visitano la capitale londinese, ma oggi Federica ha un desiderio: vedere la casa di Charles Dickens.

-Fede, ma ti interessa proprio tanto quest’ abitazione di Dickens? Perché a me non è che attragga molto…-

Prova a chiedere Stefania, senza troppa convinzione…

Federica è sempre piuttosto pragmatica, diciamo che ha un vocabolario essenziale per la comunicazione, nonostante la sua immensa cultura letteraria. E infatti la risposta è lapidaria:

-Si, mi interessa molto. Andiamo-

E iniziano a camminare di buona lena

-Perché sei così affascinata da questo scrittore?- Le chiede Stefania un po’ scettica -Perché ha acceso un faro sul mondo del lavoro del 1800, sulla finanza di quell’epoca e la povertà della società di allora. Ancora oggi la sua visione ci influenza-

-Addirittura!-

-Sì, certo, ha pronunciato parole su politica e società che neanche i politici di professione hanno mai pronunciato-

-Io non ho mai letto i suoi romanzi, ma so che sono di una tristezza infinita-

-Sicuramente le sue pagine trasudano povertà e crudeltà, ma ha semplicemente fotografato la sua epoca permeata da un potente dio Denaro che viene e va senza alcun merito e che divide rigidamente in classi. Un denaro volatile, finanziario, che appare e scompare per debiti, eredità inaspettate o perse. E in contrapposizione allo scuro dio Denaro c’è la luminosa umanità dei suoi personaggi…-

-Siamo arrivate Federica, entriamo!-

Una sala da pranzo in perfetto stile vittoriano, la pendola alla parete, la tavola apparecchiata ferma nel tempo, come se la famiglia Dickens si fosse appena alzata in una qualsiasi giornata del 1837 e le finestre dai ricchi tendaggi che lasciano entrare in dissonanza la vita di oggi.

Stefania osserva il benessere e non si lascia sfuggire il suo commento al vetriolo:

-Non deve essere stato facile per lui scrivere di miseria da una poltrona di velluto e con la pancia piena di formaggio…-

-Quanto sei sciocca! E invece è stato molto facile perché molte delle storie raccontate nei suoi libri sono ispirate alla sua infanzia: il padre finisce in galera per debiti e lui, costretto ad abbandonare gli studi, a 12 anni viene obbligato a lavorare per 10 ore al giorno in una fabbrica di lucido per scarpe, infestata dai topi. E’ grazie allo sfruttamento di bambini come lui che inizia l’ascesa della borghesia londinese, detentrice del capitale e detentrice di rendite-

-Poveri bambini! Che tempi!-

-Perché pensi che oggi siano tempi molto diversi? Pensi che solo perché non li vediamo non ci siano bambini sfruttati per il benessere di benestanti?-

Stefania nota un po’ di “aggressività” nelle parole di Federica e le chiede per sdrammatizzare:

-Sei diventata un’ attivista estremista?-

-Macché! Sono la persona più moderata che esista e purtroppo anche piuttosto passiva visto che appartengo al mondo dei benestanti senza fare nulla. E’ che proprio ieri, in aereo, stavo leggendo tutta la storia sul cobalto nel Congo e mi ha un po’ scioccato-

-Cioè? Non ne so nulla…-

-Sai che le batterie dei nostri cellulari o delle auto elettriche sono al litio e contengono cobalto che è presente per 2/3 della sua quantità nel Congo? Ebbene per la produzione vengono sfruttati bambini di 6-7 anni perché in grado di penetrare nei piccoli tunnel scavati da cui si estrae il materiale. Le conseguenze sono spesso mortali a causa dell’aria irrespirabile o dei crolli-

-Ma questo cobalto è indispensabile? Non se ne può fare a meno?-

replica Stefania

-La finanza sostenibile, che sta lentamente diventando il modo di fare finanza, ha indotto le ricerche al fine di creare batterie ugualmente performanti ma con assenza di cobalto e pare siamo sulla buona strada. La nuova Tesla impiega “solo” 4,5 chili di cobalto contro gli 11 del precedente modello e la Bmw ne ha addirittura azzerato l’impiego.-

-Benissimo, allora c’è speranza! Ma non ho capito cosa c’entri la finanza in tutto questo…-

-L’aumentata sensibilità delle persone verso certi aspetti legati allo sfruttamento minorile, il clima, l’inquinamento ecc ha fatto si che negli investimenti sostenibili, SRI (Sustainable and Responsible Investment), delle materie prime, le aziende selezionate nei fondi di investimento debbano rispettare alcuni criteri cosiddetti ESG (Environmental, Social, Governance) per poter essere considerati sostenibili e godere quindi dell’ “approvazione” da parte dei risparmiatori per non aver avuto impatti negativi nella catena dell’approvvigionamento. Un sano circolo vizioso in cui comportamenti etici garantiscono maggior afflusso di denaro, invogliando le aziende ad essere sempre più sostenibili su tutta la filiera-

-E’ meraviglioso, ma non deve essere facile riuscire a controllare che questo avvenga realmente…come fanno?-

– Sta arrivando in aiuto la tecnologia blockchain per tracciare la provenienza lungo tutta la filiera-

-E cosa sarebbe la blockchain?-

Federica torna al suo lessico base e le dice sinteticamente :

-Te lo spiego la prossima volta. Ora voglio gustarmi lo studio, la scrivania e i quaderni di Dickens-

A note to our visitors

This website has updated its privacy policy in compliance with changes to European Union data protection law, for all members globally. We’ve also updated our Privacy Policy to give you more information about your rights and responsibilities with respect to your privacy and personal information. Please read this to review the updates about which cookies we use and what information we collect on our site. By continuing to use this site, you are agreeing to our updated privacy policy.